Disegnare il marmo
di Omar Galliani
Non sono uno sportivo e non lo sarò mai; una volta però ho infilato a Campiglio un paio di pattini; sai quelli con quelle bellissime lame d’acciaio luccicanti. Tra le tante cadute mi ero permesso il lusso di incidere sul ghiaccio un nome. Forse il mio e poi una rosa o un altro fiore, non so! Ecco, così è nata l’idea di “disegnare il marmo”, da una lama d’acciaio che incide una grande lastra di ghiaccio in pieno inverno. Quando da bambino con i miei genitori andavo a Viareggio e vedevo le Alpi Apuane, pensavo alla neve o ai ghiacciai perenni ma non al marmo. In me le sta-gioni o la geologia non erano ancora ben chiare e non osavo chiedere a mio padre se quella montagna fosse piena di neve. Per molto tempo ho pensato così. Soltanto più tardi dovetti accettare l’idea che quella lì era roba pesante e che da quella montagna era stata scolpita la Pietà di Michelangelo, le sculture del Canova e i busti di Napoleone. Ma per me tutto quel bianco era anche leggero come la neve o il ghiaccio dei laghi invernali o dei prati con la brina della mia campagna dove da bambino disegnavo con un ramo il mio primo volto. Ecco perché “disegnare il marmo” è un solco leggero leggero che quasi scompare tra le vene del bardiglio come quei solchi sul lago che si richiudevano alle mie spalle lentamente.