Neri d’avorio, d’ebano, di Cielo
di Gioia Mori
Nell’antica Cina il colore degli inchiostri era nerofumo da combustione del legno, reso profumato da canfora e incensi, e lucido dalla polvere d’oro. Il nero domina nel palazzo dell’imperatrice visto da Loti nella Città Proibita, al tempo della guerra dei Boxer. È uno dei colori dominanti nel lavoro di Galliani: risultato di una trama fitta di segni, i suoi neri costituiscono una partitura musicale, incredibilmente ricca di modulazioni e variazioni. Il colore del nulla può essere una vera ianua inferni, una porta dell’incognito da cui fa comparire una laica dea in penombra, la dark lady Anselma, in una tela del 2005. Ed è un colore di morte in Nero d’avorio, titolo preso dal colore a olio steso su tanti dipinti del Seicento, che anticamente si otteneva dalla combustione dell’avorio o con le ossa bruciate. Colore che nasce dalla macerazione, è usato da Galliani per dipingere la passionalità di un attimo, il fuoco dell’abbraccio di due amanti. Profondo conoscitore dei giochi ermetici del Parmigianino e di Leonardo, Galliani, che concepisce l’opera d’arte come un opus alchemico, usa il nero come fosse un ingrediente da manuale iniziatico. Attraverso la fusione delle materie … il supporto vegetale, la grafite minerale … realizza una coniunctio in una concezione dell’opera come percorso sapienziale che richiama quella dei pittori di icone bizantine. E quanto avviene nei disegni su pioppo, legno non trattato con imprimiture, lasciato con la polpa allo scoperto, una pelle su cui l’artista posa la mina di grafite. Legno e grafite spingono le loro radici nel profondo della terra, il vegetale destinato a emergere, il minerale sotterrato nel profondo strato geologico a contatto con le vene diamantifere. La coniunctio tra i due elementi avviene attraverso il reticolo di segni che costruisce la superficie specchiante della grafite nera, da cui emergono illuminate le venature del legno bianco. Il Notturno presentato a Venezia nel 2007 è una sinfonia di neri d’avorio, un’opera condotta con lentezza antica e riflessiva, come una pala d’altare medievale. Una pioggia di rose che cadono come lacrime mariane si contrappone a una cascata di teschi, emblemi di santi moderni e martiri antichi.[ … ] A suggerire suoni impercettibili è il pianoforte a coda del pannello centrale, una finissima cesellatura di neri su fondo nero, che scandisce il ritmo della pitagorica musica delle sfere, la stessa che anima l’Augusto Cielo, in terra cinese regolatore supremo dell’ordine naturale.