Omar Galliani – Michelangelo Galliani. Vis-à-Vis

29 Novembre 2013 – 30 gennaio 2014

Galleria Paola Verrengia, Via Fieravecchia, 34 – Salerno
Tel./fax: 089.241925 ; e-mail: info@galleriaverrengia.it

Due artisti di generazioni, formazione ed espressioni diverse, che hanno in comune però lo stesso cognome – Omar Galliani e Michelangelo Galliani, padre e figliosi confrontano in un vis-à-vis, creando un intrigante corto circuito espositivo tra le reciproche opere di disegno e scultura.

Ed è infatti vis-à-vis il titolo della mostra dei due Galliani con cui la Galleria Paola Verrengia apre la nuova stagione espositiva. Un poetico faccia a faccia – “Di padre in figlio … germinazioni e mutazioni … di segno in segno … di sogno in sogno” scrive Omar Galliani – in cui l’uno guarda e si riflette nel lavoro dell’altro.

 Così Omar Galliani, uno dei protagonisti dell’arte italiana attuale e noto a livello internazionale, espone una serie di disegni a matita e carboncino, di medie e grandi dimensioni, tra cui alcuni appartenenti al noto ciclo dei “disegni siamesi”, dove figurazioni doppie generano nuove identità. “Un disegno assoluto, puro, – così lo definisce il critico Lóránd Hegyi – puristico, concettuale, incentrato sulla definizione della forma e dei chiari rapporti tra le posizioni spaziali” (2010). Gli risponde, Michelangelo Galliani, con sculture dal motivo classico – di varie dimensioni e periodi – che però negano la loro stessa classicità e dove il marmo bianco di Carrara incontra spesso l’acciaio, il piombo e anche il mercurio. Si passa così da “Ogni notte Mercurio in sogno” (2010-‘11), una piccolissima testa femminile di marmo (solo 18 cm) chiusa in una teca che si specchia su un sottile strato di mercurio, a quella appoggiata su di un “morbido” cuscino di piombo dal titolo “Sogni d’oro” (2010-‘11) o ancora all’impronta di un teschio – “Principio e destino” (2012) – ricavato da un blocco di marmo statuario Bardiglio di Carrara.

“Il riflesso, la luce, il rispecchiamento, il contatto sono condizioni essenziali dell’opera. Nel levigare un bronzo, un marmo, nel disegnare un foglio o una tavola rendendone sublime la materia originaria compiamo un atto di congiunzione e trasformazione. La vita produce se stessa ma sempre in divenire e in modo differente. Mutazione lenta e costante del codice originario, evoluzione e trasformazione dell’uno nel molteplice” aggiungono i due artisti.

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